Casato Na'Khirash

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Tra il Bosco della Luna e le Colline Gelate, a nord della Brughiera Sterminata, scorre il fiume Subrin.
Ma non è qui, sotto la Grande Luce, che inizia questa storia… bensì tre chilometri sotto terra nel mondo sotterraneo, meglio conosciuto con il tetro nome di Buio Profondo. Oltre il Dominio Oscuro, si estende un’ampia caverna che tocca le due miglia nel punto di massima espansione, ed è in questo luogo antelucano che si erge Menzoberranzan, una delle più rinomate città degli Drow. Passato il Donigarten, il lago naturale ove nei dintorni vengono allevati Rothè, coltivati funghi e muschio da cui si ricavano diversi prodotti, si giunge alla città vera e propria, con l’imponenza dei Casati più grandi.
Uno fra questi è il Casato dei Na'Khirash, attualmente settimo nella gerarchia del Consiglio delle Matrone che governano la caoticità degli intrighi di Menzoberranzan.
Il Casato dei Na'Khirash sorge tra Narbondel, una sorta di orologio luminescente attivato dall’Arcimago e direttore di Sorcere, Gromph Baenre, e il Muro Occidentale vicino a dove è situata la Sala del Consiglio.
Per gran parte è scolpito in una gigante protuberanza rocciosa e circondato da otto stalagmiti lavorate e collegate alla parte centrale con dei ponti, dandogli la forma di un grande ragno di pietra. L’intera roccia dell’edificio è impregnato di flebile fuoco fatuo viola e circondato da mura di adamantite incantata e acuminata che ricordano la fitta tela di un aracnide.
A dominare il Casato come Matrona Madre vi è Aunrae Na'Khirash, un'alta e muscolosa Elfa Scura dai lineamenti duri e tronfi. I capelli albini della Drow sono spesso raccolti in una coda e il taglio degli occhi scarlatti le dona uno sguardo severo e maligno.
Qualche secolo prima era sua madre, Qilintha, a tiranneggiare nel Casato Na'Khirash, una Drow dal grande carisma e temuta da molti. All’epoca Aunrae aveva terminato gli studi ad Arach-Tinilith e vi prestava servizio come insegnante, lasciando la maggior parte degli intrighi e dei giochi di potere a Qilintha. Quest’ultima era solita dispensare facilmente punizioni d'ogni tipo per diletto personale, non di rado immolava schiavi nella Cappella del Casato per compiacere la Lolth, ove l’altare era costantemente bagnato di sangue fresco.
Si divertiva a far pulire i grumi di sangue rappreso dallo stesso schiavo che poco dopo veniva sacrificato. La schiena di Aunrae conosceva molto bene le ire di Qilintha; spesso la sferzava violentemente per rimetterla al suo posto quando alzava troppo la testa in sua presenza.
La figlia, nei vari anni che trascorrevano, apprendeva sempre maggiormente le oscure arti di Lolth, acquisendo potere e prestandosi ai sadichi giochi della madre, certa che un giorno quel trono dove sedeva sarebbe stato suo.
Un giorno Aunrae era seduta in preghiera su una nera panca di ossidiana e mentre era concentrata nelle litanie in favore di Lolth, un ragno le risalì lentamente la gamba, silenzioso come solo quei predatori sapevano fare. Ci volle poco prima che le raggiunse la mano destra e la morse in profondità nelle carni, iniettando il suo veleno mortale nelle vene della Drow.
La fitta iniziale le percorse tutto il braccio fino al cervello, aprì gli occhi osservando la creatura ancora attaccata alla sua carne, riconoscendo la tipologia di aracnide all'istante. Sapeva che il veleno di quell’esserino agiva in pochi istanti, conducendo velocemente alla paralisi e al blocco respiratorio.
Attese immobile la morte, pensava per volere della Dea, ma nulla accadde. Il ragno lasciò la presa, e lentamente tornò indietro nelle oscurità della sala. Aunrae aprì e chiuse la mano, stupefatta, e solo alzando lo sguardo verso il grande simbolo di Lolth dietro l’altare capì. La Regina delle Fosse delle Ragnatele Demoniache le aveva concesso la Sua approvazione, e quello era un modo per renderglielo noto. Le labbra dell’Elfa Scura si assottigliarono in un crudele sorriso, prima di tornare alle ancor più infervorate litanie verso la Dea.
Pochi giorni dopo, Qilintha mandò a chiamare la figlia Aunrae per discutere con lei in una piccola sala privata del Casato. Fin dal primo momento, la giovane Drow ebbe uno strano presentimento. Quando si trovò faccia a faccia con la Matrona, capì che era giunto il momento.
La madre le parlò quasi subito, con tono chiaro e minaccioso: <>
Aunrae sapeva che la madre mentiva, almeno in parte. Forse le aveva letto nel pensiero mentre era in preghiera, aveva capito le sue mire e adesso cercava di metterla alla prova. Per la prima volta dopo molti anni, Aunrae alzò gli occhi sulla Matrona, la guardò dritta in volto e con un rapido scatto, la colpì alla gola con due pugnali incantati magicamente. La madre ricadde inerme sul pavimento senza dare alcun segno di vita; aveva visto giusto, Lolth aveva dato la sua approvazione e l'aveva favorita nell'atto matricida che le avrebbe permesso di prendere in mano il Casato.
Di nascosto, prese il cadavere della matrona e si diresse verso le sue stanze; di lì a breve, avrebbe informato tutti. Stese il corpo sul letto e si preparò ad invocare una potente magia che avrebbe bloccato ogni tentativo di divinazione sulla morte della madre.
Proprio mentre era in procinto di lanciare l'incanto, qualcuno bussò alla porta dietro di lei. Allarmata, coprì il cadavere con le lenzuola e, protettasi magicamente, andò ad aprire.
Sconforto, ira, stupore, è difficile descrivere le emozioni che incresparono tumultuosamente il viso di Aunrae. Davanti a lei c'era sua madre in carne ed ossa, scortata a vista da due potenti guerrieri del Casato.
<<E così, Aunrae, hai tentato di uccidermi.>> Era inutile smentire l'evidenza. <<Ma sei solo riuscita ad assassinare il clone che avevo mandato per verificare i miei presentimenti.>>
Rabbia, risentimento, paura.
<<Sei sempre stata una figlia piuttosto fallimentare nelle tue imprese. Dopo tutto, è forse un bene che la tua vita debba finire adesso>>. Era così, dunque? Si era ingannata su tutto? Aunrae non ebbe tempo per pensarci, lanciò rapidamente due incanti in direzione dei due guerrieri, che si bloccarono all'istante. Si preparò ad affrontare la madre, quella potente Sacerdotessa animata dall'esperienza.
Il duello magico durò a lungo, nessuna delle due riusciva ad avvicinarsi a sufficienza per poter colpire con le armi, le magie fluttuavano impetuose e distruttive per le alte volute della stanza, Aunrae si aspettava che arrivassero i rinforzi in aiuto della Matrona da un momento all'altro. Affannata e debilitata da un potente incanto offensivo, Aunrae indietreggiò fino al muro e lì, con tutta l'energia che le rimaneva, scagliò verso la madre un colpo infuocato. Ebbe il tempo di vedere Qilintha che riusciva in parte ad evitare l'incantesimo e ricadde a sedere sul pavimento.
Dall'altra parte della stanza, la Matrona era stata colpita al fianco sinistro che non era riuscita a togliere in fretta dalla linea d'attacco dell'incanto. Aunrae si sentì perduta e si preparò a morire mentre la madre si avvicinava.
Improvvisamente, un guizzo d'oscurità partì dalle pareti della stanza e con una velocità sorprendente, si posizionò alle spalle di Qilintha. Un breve e accecante bagliore di lama che dal piano delle ombre squarciava l'aria e poi il collo della Matrona. La sua testa, tranciata di netto, rimase sospesa in aria mentre il corpo si ripiegava grottescamente su sè stesso. Una mano che reggeva lo scalpo per i capelli e poi un corpo intero si materializzarono davanti ad Aunrae.
Kalannar, il Cantore della Morte, fissò i suoi occhi ed un breve sorriso sul volto stupefatto di Aunrae prima di abbassare il capo.
<<Mi auguro abbiate apprezzato l'aiuto, sebben non abbia toccato nemmeno il liuto.>> La Drow, che ancora non riusciva a capacitarsi dell'accaduto, guardò la testa di sua madre che pendeva dalle mani del cantore e fece una smorfia.
In breve tempo, dopo quell'accaduto, Aunrae divenne la Matrona del Casato e prese a comandare con gli stessi metodi sadici ed autoritari della madre. Procreò con il cantore che l'aveva aiutata quattro figli e benedisse Lolth quando vide che erano tre femmine.
Il suo potere nel casato cresceva di giorno in giorno. Decise di chiamare le due figlie Sabrae, Chelyrra e Myyrillas, facendole educare ad Arach-Tinilith dove un tempo anche lei aveva studiato ed insegnato.
Una volta, chiamò Kalannar nelle sue stanze private e gli parlò a lungo. Lo ringraziò più volte per l'aiuto che le aveva offerto spontaneamente nell'uccisione di sua madre e, spingendolo verso il letto, gli mormorò queste parole all'orecchio mentre lo sgozzava: <<se hai ucciso mia madre, non vedo perchè non potresti uccidere anche me, traditore>>.
Si aprì così il nuovo e più recente capitolo della storia del casato che dura tutt'oggi.
Nel corso del tempo Aunrae ha avuto modo di stabilire nuovi contatti, stringere alleanze, rinforzare le file; di ordire nuovi tradimenti e piani per garantirsi il favore di Lolth e scalare la gerarchia di Menzoberranzan affiancata dalle tre figlie Sabrae, Chelyrra e Myyrillas, nel frattempo cresciute e diventate adulte Sacerdotesse del Settimo Casato, e dal figlio Ther'lur che aveva studiato a Sorcere.